Vi capita mai di avere bisogno di fare una cosa ma proprio non vi riesce?
Ecco! Io ho bisogno di scrivere un post su questa cosa delle unioni civili.
Il mio cervello è inondato da potenziali post demenziali che farebbero ridere, a parte le solite gag su Orlando, post sui discorsi scemi che facciamo in ospedale, sulle assurdità che talvolta accadono negli ambulatori, sul genere umano medio….ma respinge tutto, un po’ come Orlando quando gli passano la palla a basket, perché c’è questa cosa impellente (e in parte repellente) che mi rimbalza dentro.
Eppure non ci riesco. Mi sento come quando ci si gira e ci si rigira nel letto senza riuscire a prendere sonno.
E mi chiedo perché? Perché non riesco? Di solito quando inizio a scrivere le parole fluiscono fuori senza fatica. Le immagini mi vengono incontro.
So perché non riesco. Non ci riesco perché è una cosa enorme. Perché è inafferrabile per il mio cervello. Perché è sottolineare l’ovvio e io odio sottolineare l’ovvio.
Perché non si possono che dire le solite noiose banalità. In quanto “banale” vuol dire appunto “ovvio, scontato”.
Perché è una cosa così ovvia e scontata che non riesco a concepire .
Perché solo dover parlare della necessità di una legge del genere è un’enormità.
Perché è talmente enorme l’idea che un manipolo di persone possa decidere chi deve amare chi fra persone consenzienti, ma anche senza amore volendo, chi possa decidere di passare la propria vita con chi. Chi merita di avere figli e chi no (ma non sulla base di parametri umani ma sessuali). Chi cresce meglio i figli rispetto a chi.
Esistono persone che decidono con chi e come devi fare l’amore. Cioè decidono, mi si perdoni l’esempio ma è esattamente di questo che si tratta, che il sesso anale o orale, o certe posizioni, o l’uso di stimolatori erotici, vanno bene solo se fra un uomo e una donna, e meglio se sposati.
Bisognerebbe fermarsi tutti insieme. Tutto il mondo per un attimo. La terra stessa dovrebbe potersi fermare per vedere dall’alto tutto ciò. Io mi immagino un enorme risata universale.
Mi ricorda molto quando una volta al liceo mi fu ritirato un compito di latino e presi due. Mi ricordo che mi sembrò una cosa enorme, abissale allora. E penso sempre come rivedevo quella scena pochi anni dopo, mi riguardavo e mi faceva sorridere.
Ecco è un po’ così, bisognerebbe riuscire a vivere in un paese che guarda come siamo ora e sorride, quasi con tenerezza, per le nostre infinite incapacità di esseri umani.